VENERDÌ 29 NOVEMBRE 2019 ORE 21
MONI OVADIA
in
Dio ride – Nish Koshe
di
Moni Ovadia
con
Moni Ovadia Stage Orchestra: Maurizio Dehò, Luca Garlaschelli,
Albert Florian Mihai, Paolo Rocca, Marian Serban
luci
Cesare Agoni, Sergio Martinelli
scene, costumi ed elaborazione immagini
Elisa Savi
progetto audio
Mauro Pagiaro
regia
Moni Ovadia
Un poetico affabulatore sospeso fra terra e cielo
A venticinque anni dal primo Oylem Goylem, Moni Ovadia mette in scena un nuovo spettacolo che ritrova il vecchio ebreo errante tra narrazione, umorismo e riflessione drammatica, racconto e canzoni, musica e barzellette.
Protagonista di Dio ride – il cui sottotitolo, Nish Koshe in yiddish si traduce ironicamente con “così così” – sarà il vecchio ebreo errante che ritorna, con nuove storie e nuove musiche, insieme ad altri cinque musicisti, vagabondi come lui su una zattera piena di libri, vagando senza una meta precisa, cantando e suonando storie tristi e allegre, parlando del divino, ridendo e ricordando con malinconia un passato che a tratti minaccia di ripetersi. Una risata amara ma anche profonda sugli eventi del passato come la Shoah e l’emigrare costante del popolo ebreo. Storie, storielle e barzellette sul passato che però raccontano una storia più grande e guardano verso il futuro della terra. Simkha Rabinovich scherza con noi insomma, senza mai dare risposte, ma ponendo solo domande.
Accompagnati dalla multietnica Moni Ovadia Stage Orchestra ci imbarchiamo dunque in un viaggio che usa la risata e lo scherzo come strumenti per dire la verità e celebrare le differenze in un mondo che va sempre di più in direzione opposta costruendo muri.
Una zattera in forma di piccola scena approdava in teatro venticinque anni fa. Trasportava cinque musicanti e un narratore di nome Simkha Rabinovich, che raccontava storie di gente esiliata e ne cantava le canzoni. Dopo un quarto di secolo di erranza, Simkha e i suoi compagni di strada ritornano per continuare la narrazione di quel popolo sospeso fra cielo e terra in permanente attesa, per indagarne la vertiginosa spiritualità con lo stile che ha permesso loro di farsi tramite di un racconto impossibile eppure necessario, rapsodico e trasfigurato, fatto di storie e canti, di storielle e musiche, di piccole letture e riflessioni alla ricerca di un divino ineffabile presente e assente, vivo e forse inesistente, padre e madre, redentore che chiede di essere redento nel cammino di donne, uomini e creature viventi verso un mondo di giustizia e di pace.
Moni Ovadia