Tag: griglia stagione 2019-2020

Alle 5 da me

MARTEDÌ 3 DICEMBRE 2019 ORE 21

 

GAIA DE LAURENTIIS
UGO DIGHERO

in

Alle 5 da me

di
Pierre Chesnot
traduzione
Giulia Serafini
musiche
Banda Osiris
scene
Matteo soltanto
realizzazione scene
Stefano Ortolano, Alessandro Campitelli
costumi
Marco Nateri
disegno luci
Giorgio Morgese
foto di scena
Ignacio Maria Coccia
attrezzeria
Giuseppe Cordivani
assistente alla regia
Chiara Acaccia
produzione
Artisti Associati – Synergie Arte Teatro

regia
Stefano Artissunch

alle 5 da me per scheda

Disastri di coppia tutti da ridere

Una commedia esilarante che racconta i disastrosi incontri sentimentali di un uomo e di una donna: lui in cerca di stabilità affettiva, lei ossessionata dal desiderio di maternità. Protagonisti Gaia De Laurentiis, che interpreta cinque donne che corteggiano un uomo, e Ugo Dighero, che invece dà voce e volto a cinque uomini che corteggiano una donna. Come spesso capita nella vita, la ricerca spasmodica porta ad essere poco selettivi, così i due finiscono per accogliere in casa personaggi davvero singolari, a tratti persino paradossali, attraversando un vero e proprio percorso ad ostacoli che li porterà a cimentarsi con grande maestria nelle più svariate interpretazioni, dimostrando ognuno le proprie straordinarie capacità attoriali.
Alle cinque da me è una macchina del divertimento, un concentrato di comicità intelligente, mai grottesca né banale, con un testo ricchissimo di battute e situazioni che conquistano il pubblico scena dopo scena. La scenografia, una sorta di installazione, restituisce i colori e i sapori degli ambienti in cui si muovono i personaggi, mentre le musiche della Banda Osiris, originali ed accattivanti, sono la vivace colonna sonora delle loro vite.
Disastri di coppia tutti da ridere. Con un inaspettato finale a sorpresa!

Nota di Regia

E’ stata Dorothée Chesnot a consigliarmi di leggere e mettere in scena il testo del padre Pierre “Alle 5 da me”, dopo aver visto ed apprezzato a Roma lo spettacolo “L’inquilina del piano di sopra”, altro esilarante testo di Chesnot. Ovviamente si è parlato fin da subito di Gaia De Laurentiis ed Ugo Dighero (essendo stati molto apprezzati ne “L’inquilina del piano di sopra”) tanto che lo stesso Chesnot riprendendo in mano il testo e pensando a Gaia ed Ugo come interpreti ha voluto “omaggiarli” scrivendo una scena appositamente per loro due.
Questa volta, dopo aver letto il testo, la visione cinematografica mi ha guidato verso le suggestioni dei film franco-spagnoli in cui il comico lambisce il grottesco. Tuttavia, nella commedia, l’obiettivo che mi pongo è quello di mantenere il più possibile “la Verità Scenica” senza rinunciare al sano divertimento ma facendo in modo che, se pur attraverso il gioco del travestimento, i caratteri resi umani e credibili possano creare empatia con lo spettatore. La scenografia di Matteo Soltanto saprà restituire i colori ed i sapori dei personaggi deliziando il visivo in una sorta di installazione.
E’ una sfida stimolante portare in scena “Alle 5 da me”, testo ricchissimo di battute e situazioni, un vero e proprio cimento da condividere con attori e collaboratori chiamati a confrontarsi con una variegata galleria di personaggi, il tutto a generare una comicità intelligente mai grottesca né banale.

Stefano Artissunch

Dio ride – Nish Koshe

VENERDÌ 29 NOVEMBRE 2019 ORE 21

 

MONI OVADIA

in

Dio ride – Nish Koshe

di
Moni Ovadia
con
Moni Ovadia Stage Orchestra: Maurizio Dehò, Luca Garlaschelli,
Albert Florian Mihai, Paolo Rocca, Marian Serban
luci
Cesare Agoni, Sergio Martinelli
scene, costumi ed elaborazione immagini
Elisa Savi
progetto audio
Mauro Pagiaro

regia
Moni Ovadia

SPETTACOLI BRESCIA TEATRO SOCIALE MONI OVADIA  DIO RIDE NELLA FOTO  SCENA   4/07/2018 REPORTER FAVRETTO

Un poetico affabulatore sospeso fra terra e cielo

A venticinque anni dal primo Oylem Goylem, Moni Ovadia mette in scena un nuovo spettacolo che ritrova il vecchio ebreo errante tra narrazione, umorismo e riflessione drammatica, racconto e canzoni, musica e barzellette.
Protagonista di Dio ride – il cui sottotitolo, Nish Koshe in yiddish si traduce ironicamente con “così così” – sarà il vecchio ebreo errante che ritorna, con nuove storie e nuove musiche, insieme ad altri cinque musicisti, vagabondi come lui su una zattera piena di libri, vagando senza una meta precisa, cantando e suonando storie tristi e allegre, parlando del divino, ridendo e ricordando con malinconia un passato che a tratti minaccia di ripetersi. Una risata amara ma anche profonda sugli eventi del passato come la Shoah e l’emigrare costante del popolo ebreo. Storie, storielle e barzellette sul passato che però raccontano una storia più grande e guardano verso il futuro della terra. Simkha Rabinovich scherza con noi insomma, senza mai dare risposte, ma ponendo solo domande.
Accompagnati dalla multietnica Moni Ovadia Stage Orchestra ci imbarchiamo dunque in un viaggio che usa la risata e lo scherzo come strumenti per dire la verità e celebrare le differenze in un mondo che va sempre di più in direzione opposta costruendo muri.

Una zattera in forma di piccola scena approdava in teatro venticinque anni fa. Trasportava cinque musicanti e un narratore di nome Simkha Rabinovich, che raccontava storie di gente esiliata e ne cantava le canzoni. Dopo un quarto di secolo di erranza, Simkha e i suoi compagni di strada ritornano per continuare la narrazione di quel popolo sospeso fra cielo e terra in permanente attesa, per indagarne la vertiginosa spiritualità con lo stile che ha permesso loro di farsi tramite di un racconto impossibile eppure necessario, rapsodico e trasfigurato, fatto di storie e canti, di storielle e musiche, di piccole letture e riflessioni alla ricerca di un divino ineffabile presente e assente, vivo e forse inesistente, padre e madre, redentore che chiede di essere redento nel cammino di donne, uomini e creature viventi verso un mondo di giustizia e di pace.

Moni Ovadia

Il borghese gentiluomo

GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2019 ORE 21

 

VITO

in

Il borghese gentiluomo

da
Molière
con
Matteo Alì, Tamara Balducci, Filippo Beltrami, Leonardo Bianconi, Elisa Lolli, Giulio De Santi, Chiara Sarcona
scenografia
Donatello Galloni
costumi
Marco Guion
produzione
NoveTeatro

drammaturgia e regia
Gabriele Tesauri

vito per scheda

Un inno al teatro comico

Nella Francia di Molière la società è rigidamente separata: da una parte il popolo, dall’altra la nobiltà. Il confine tra le due parti è invalicabile. Nella seconda metà del 1600 inizia però a crescere e a prosperare una nuova classe sociale, quella dei borghesi. Anche per loro il confine non si può superare: nonostante possiedano più denaro di certi nobili che hanno scialacquato il loro patrimonio, le porte della nobiltà per loro restano chiuse.
In questa commedia satirica ad essere messa sotto osservazione è proprio la figura del borghese, ovvero il commerciante arricchito che, pieno di comica ambizione, aspira all’irraggiungibile nobiltà. Monsieur Jourdain, il protagonista, viene sfruttato e ridicolizzato da una schiera di improbabili professionisti che approfittano della sua ingenuità.
Non c’è qui, da parte di Molière, alcuna critica sociale alla sua epoca. La società per lui e per i suoi contemporanei è giusta così: sbaglia e viene sbeffeggiato chi cerca di cambiarla. Siamo ancora ben lontani dalla Rivoluzione, che farà saltare tutti i confini: il grande drammaturgo, con sguardo disincantato, ci racconta dei suoi tempi con coinvolgente ironia, desiderando solamente farci divertire con una commedia che dopo più di tre secoli non ha perso nulla della sua vis comica.

Nota di Regia

Per la prima collaborazione tra la nostra compagnia e Vito abbiamo scelto un testo che possiamo definire un “inno al teatro comico”. Lo abbiamo fatto con la volontà di reinterpretare una commedia classica attraverso l’abilità degli interpreti, mantenendo fede alla volontà di Molière di divertire il suo pubblico attraverso l’osservazione e lo svelamento delle piccole ipocrisie che appartengono a quella borghesia che dopo qualche secolo sarebbe divenuta la classe dominante e nella quale oggi ci riconosciamo. Il personaggio del borghese viene qui messo sotto la lente d’ingrandimento per il suo carattere, la sua buffa volontà di emancipazione, ma non per descrivere una sorta di rivincita sociale. Si tratta quindi di un’analisi di un carattere che potremmo definire universale. Alla base di questo progetto c’è dunque la volontà del divertimento da parte degli attori di interpretare questi personaggi senza tempo, il divertimento da parte della regia di ricostruire un testo rendendolo più vicino alla sensibilità contemporanea senza snaturarlo nella sua forza comica, e il divertimento da parte del pubblico nel riscoprire la qualità di una macchina teatrale che resiste dopo quattro secoli dalla sua scrittura originale.

Gabriele Tesauri

Cin Ci Là

MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2019 ORE 21

 

COMPAGNIA D’OPERETTE
ELENA D’ANGELO

in

Cin Ci Là

Operetta in tre atti

di
Carlo Lombardo
musiche
Virgilio Ranzato
con
Elena D’Angelo, Matteo Mazzoli, Francesco Tuppo, Merita Dileo, Gianni Versino, Stefano Menegale, Carlo Randazzo, Paola Scapolan, Davide Capitanio
e con
Orchestra Grandi Spettacoli
direttore
Sabrina Concari
corpo di ballo
Grandi Spettacoli
produzione
Gruppo Da Camera Caronte

regia, scene e costumi
Elena D’Angelo

cin ci là per scheda

Quell’esotica storia ricca di fascino

Bentornata, operetta! Dopo il successo de La vedova allegra, Elena D’Angelo torna al Teatro dei Fluttuanti con l’ultimo capolavoro italiano del genere, epigono di una forma di teatro musicale leggera che aveva intrattenuto per un secolo e mezzo l’Europa sull’onda del divertimento, per far dimenticare i momenti di crisi e rispondere al bisogno d’evasione di larghe fasce di pubblico.
Uno dei titoli più rappresentati in Italia, amatissimo dalle platee grazie al suo gusto delicato, alla sua musica accattivante e al divertente contesto in cui la vicenda si svolge, Cin Ci Là arriva ad Argenta nell’interpretazione di una compagnia che vanta larghi consensi di pubblico e critica, con un corpo di ballo formato da ballerini professionisti e un’orchestra dal vivo, composta da giovani musicisti d’eccellenza. Elegantissimo l’allestimento, fresca ed attuale la regia, per ricreare lo spirito dell’epoca tra doppi sensi, equivoci ammiccanti, colpi di scena, esilaranti gag comiche e trovate brillanti, travolgenti duetti e coinvolgenti coreografie nella loro filologica ispirazione alla Macao degli anni ’20, scenario insolito per una vicenda che lascia trasparire una morale tutta europea e, vista oggi, bonariamente provinciale.

L’operetta italiana d’anteguerra deve la propria fortuna a un duo d’eccezione: Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, il primo musicista, librettista e impresario napoletano, il secondo celebre violinista veneziano. È soprattutto grazie a loro che il genere brillante dell’operetta diventa veramente “italiano”. E Cin Ci Là rappresenta uno dei maggiori trionfi del loro repertorio. Presentata per la prima volta a Milano il 18 dicembre 1925, ebbe subito una larghissima eco ed un notevole successo. Del resto, l’epoca non si era ancora incupita e la piccola borghesia milanese continuava a divertirsi con questo genere di spettacoli. La prima metà degli Anni Venti fu il periodo di massimo fulgore per l’accoppiata di autori Lombardo/Ranzato. Non si erano spenti gli entusiasmi suscitati da Il paese dei campanelli, che ecco irrompere sui palcoscenici Cin Ci Là: “una favola assurda e divertente di una banalità che è quasi sconvolgente, di una illogicità disarmante, dove però si ride, si ride di cuore! – spiega Elena D’Angelo, regista e fondatrice dell’omonima Compagnia d’Operette – È infatti l’unica operetta italiana in cui anche il tenore ed il soprano, di solito relegati alle classiche parti seriose ed a volte anche stucchevoli, con il loro candore esasperato riescono a strappare più di qualche applauso a scena aperta proprio per le brucianti battute umoristiche e non soltanto per i loro virtuosismi vocali”.

Siamo a Macao. La giovane e timida principessa Myosotis sta per sposarsi ma, al contrario di quanto sarebbe lecito supporre, è triste perché deve abbandonare i sogni e i giochi della fanciullezza. Anche il principe Ciclamino, suo promesso sposo, è triste per gli stessi motivi e si dimostra scarsamente entusiasta del matrimonio. A Macao vige l’usanza di sospendere, durante il periodo di fidanzamento di una principessa, ogni divertimento e ogni lavoro. In questo periodo giunge a Macao la bella Cin Ci Là, attrice cinematografica francese, assieme a Petit Gris, il suo accompagnatore ufficiale, innamorato di lei. Il mandarino di Macao Fon-Ki, padre della principessa Myosotis, decide di affidare i due giovani alle esperte cure di Cin Ci Là. La bella attrice prende a cuore la cosa e si dedica con particolare interesse all’emancipazione del principe Ciclamino. Petit Gris viene colto da un furibondo attacco di gelosia e, per vendicarsi, rivolge le proprie attenzioni alla dolce ed ingenua Myosotis. Ciclamino, che ha preso gusto alle “lezioni”, s’innamora di Cin Ci Là e la vorrebbe sposare; ma l’attrice saggiamente gli spiega che ciò non è possibile perché lei non può e non vuole contrarre nessun legame duraturo. Del resto, la principessa Myosotis è ora disposta a lasciare le sue bambole e i suoi sogni e a convolare a giuste nozze con Ciclamino; il che regolarmente avviene fra le più allegre feste di tutta Macao.

La lingua neolatrina

MARTEDÌ 29 OTTOBRE 2019 ORE 21

 

IVANO MARESCOTTI

in

La lingua neolatrina

di
Maurizio Garuti
disegno luci
Paolo Meglio
assistente alla regia
Lucilla Mininno
produzione
Patàka srl

regia
Ivano Marescotti

marescotti per scheda

I virus verbali della nostra epoca

Un monologo esilarante cucito su misura per le qualità attoriali di Ivano Marescotti dalla penna di Maurizio Garuti.
L’attore romagnolo, che spazia con successo dal teatro al cinema al piccolo schermo, presenterà il reading La lingua neolatrina, una riflessione sulle parole virali che pronunciamo compulsivamente a ogni ora del giorno, da “un attimino” a “piuttosto che”, da “mi fa morire” a “non me ne può fregare di meno, da “lato B” a “tirarsela”, da “in qualche modo” a “quant’altro”, da “fare sesso” a “fare un passo indietro”, da “mi piace” a “non ci posso credere”, da “strage sfiorata” a “fake news” e altre ancora.
Marescotti affronta ogni parola-virus sorprendendo lo spettatore con un approccio sempre originale. Mette in scena frammenti di parlato, tuona in politichese, evoca l’invettiva da bar, si esibisce nello slang televisivo e giornalistico, chiosa il turpiloquio, ecc. Un repertorio satirico dei tic e delle mode che infestano i linguaggi popolari.
È come se una folla di personaggi, variamente contaminati dai conformismi dei nostri tempi, scorresse sul palcoscenico, infilando battute a ripetizione in un rosario di gag. Solo che quei personaggi, come nel migliore teatro, siamo noi.
Dietro il vuoto delle parole, ognuno può leggere a suo modo il vuoto di un’epoca.

Che disastro di commedia

MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2019 ORE 21

 

Che disastro di commedia

di
Henry Lewis, Jonathan Sayer e Henry Shields
traduzione
Enrico Luttmann
con
Stefania Autuori, Luca Basile, Viviana Colais, Valerio Di Benedetto,
Alessandro Marverti, Yaser Mohamed, Marco Zordan, Igor Petrotto
scene
Nigel Hook riprese da Giulia De Mari
costumi
Roberto Surace ripresi da Francesca Brunori
musiche
Rob Falconer
disegno luci
Marco Palmieri
produzione
AB Management

regia
Mark Bell

che disastro di commedia 1920x1282

Un trionfo mondiale!

Dopo il successo internazionale e la contemporanea messa in scena in diverse capitali europee (Londra, Parigi, Budapest, Varsavia e Atene), arriva per la prima volta in Italia lo spettacolo The play that goes wrong (Che disastro di commedia), un autentico “caso” teatrale dal successo planetario. Nato nel 2012 in un piccolo teatro all’interno di un pub londinese, lo show ha avuto un tale consenso da debuttare due anni dopo in prima mondiale al Duchess Theatre di Londra dove è tuttora in cartellone. Premiato agli Olivier Awards 2015 come Miglior Commedia dell’anno (il più importante riconoscimento teatrale inglese), nel 2016 ha vinto in Francia il Premio Molière ed è stato poi tradotto in oltre 20 paesi, sbarcando in Cina, Sud Africa, Brasile, Australia e Nuova Zelanda. Nel 2017 è approdato negli Stati Uniti, a Broadway, dove ha ottenuto il Tony Award per le scenografie.
Nella sua versione italiana, dopo aver toccato cinque regioni, quindici teatri e debuttato a Roma per il secondo anno consecutivo, raccogliendo applausi da circa 20.000 persone, questo “disastro” mondiale arriva ora finalmente sul palcoscenico del Teatro dei Fluttuanti!

Grazie all’improvvisa eredità di un’ingente somma di denaro, una compagnia di teatro amatoriale decide di produrre un ambizioso spettacolo che ruota intorno ad un misterioso omicidio, perpetrato negli anni Venti nel West End londinese. La produzione tuttavia si rivela ben presto una catastrofe e gli attori iniziano ad accusare la pressione, andando nel panico: errori, crisi isteriche, strafalcioni, inconvenienti tragicomici e momenti imbarazzanti si susseguiranno a non finire, fra gag irresistibili, battute dimenticate, scene che implodono, porte che non si aprono, oggetti che scompaiono per riapparire altrove… i disastri si accumuleranno in un crescendo dal ritmo incessante e senza controllo, in un vortice impetuoso di divertimento e risate che travolgerà letteralmente il pubblico.

Un mix esplosivo di comicità irriverente in stile Monty Python e citazioni e rimandi ad un altro capolavoro del genere, Rumori fuori scena, sull’eterno gioco del teatro nel teatro sono gli ingredienti che fanno di questa pièce un ingranaggio perfetto, capace di stregare un pubblico trasversale di ogni età che sta continuando a tributare in tutto il mondo applausi a scena aperta ad un affiatatissimo cast di istrionici professionisti con tempi comici senza eguali, in grado di trasformare questa commedia in un piccolo grande miracolo.

Nota di Regia

Questo spettacolo, ‘The Play That Goes Wrong’, è nato nel 2012, in un piccolo teatro all’interno di un pub di Londra che si chiama The Old Red Lion. Con un massimo di 60 spettatori a sera e una scenografia “costruita” dagli attori stessi, lo show ha avuto un tale successo da debuttare poi in prima mondiale nel 2014 al Duchess Theatre di Londra ed è attualmente in scena presso lo stesso teatro. La commedia è stata scritta da Jonathan Sayer, Henry Shields e Henry Lewis, appositamente per la Compagnia Mischief Theatre. Mi chiesero di farne la regia perché molti spunti contenuti nella commedia provengono proprio dal mio lungo lavoro fatto con loro, come allievi-attori alla LAMDA (London Academy of Music & Dramatic Art). Sono immensamente riconoscente alla Mischief Theatre per questo! E’ la Compagnia più determinata con cui abbia mai lavorato e il successo della commedia è frutto dell’impegno, della tenacia e del talento comico degli attori. Lo spettacolo ha avuto sette mesi di tournée in tutto il Regno Unito ed io ho diretto due cast che hanno sostituito, nel tempo, la compagnia originale, così come anche i cast internazionali in Ungheria, Australia, Francia e ora, finalmente anche in Italia! Qui, come a Londra, ho il privilegio di lavorare con attori di grande talento che si impegnano seriamente e quello che vedrete sarà frutto della loro abilità, dedizione e capacità di essere “stupidi”! Non sottovalutate quest’ultima cosa, si tratta di una capacità straordinaria e rara. Io ho solo aiutato…

Mark Bell